Chilometri tappa: 557
Questa mattina sveglia all’alba,
per la solita giornata intensa davanti a noi. Stranamente quest’anno mi alzo
volentieri anche alle 6. Strano, Adri stenta ancora a credere che la
super-dormigliona riesca a fare ciò!
Ma torniamo al nostro viaggio.
Prima velocissima tappa nei pressi della Shiprock, (formazione rocciosa simile
ad un veliero e sacra ai Navajo) a circa 1 ora di strada da Farmington. Molto
bella la vista da lontano con in primo piano la prateria, mentre avvicinandosi
perde un po’ di fascino.
La giornata è soleggiata, con
delle simpatiche nuvolette bianche che sembrano batuffoli di cotone (meno male
non ha scritto Adri questa giornata altrimenti avrebbe scritto “cielo pieno di
cumulis humilis” perdendo di poesia).
Il nostro intento è quello di
arrivare a Muley Point prima possibile, perché crediamo di poter finalmente
fotografare il panorama spettacolare che ci regala questa balconata naturale con
il sole alle spalle. Decidiamo quindi di saltare la deviazione per il Four
Corners, punto di incontro di ben 4 stati (New Mexico, Colorado, Utah e
Arizona). Appena entrati nello Utah con le prime rocce rosse a tenerci compagnia
esclamiamo: rieccoci a casa!!!
E’ proprio vero che le emozioni che si provano nel primo viaggio rimangono
indelebili, e lo Utah è stato sicuramente l’angolo più suggestivo visitato due
anni fa. Nel primo viaggio avevamo raggiunto Muley Point da nord, provenendo dal
Natural Bridge; questa volta venendo da sud abbiamo scoperto paesaggi nuovi; la
stessa salita che si inerpica fino a Muley Point (la famosa Moki Dugway), ci
appare diversa e molto più vertiginosa! Dalla piana proprio non si riesce a
capire come si possa salire su questa parete verticale, e invece ecco la strada,
quasi del tutto sterrata, che si inerpica curva su curva e ci lascia senza fiato
per il senso di vertigine che dà mano a mano che si sale!
Prima ho usato il termine
“credevamo” di riuscire a fare la foto con la luce migliore… e invece scopriamo
che anche il mattino è quasi controsole, essendo Muley Point a nordovest, con il
sole quindi sempre davanti, almeno in questa stagione. La Monument Valley in
lontananza è poi avvolta dalla solita foschia.
La vista da Muley Point anche
per la seconda volta è spettacolare; tuttavia ci accorgiamo che la seconda
visita è sempre la seconda, senza l’emozione di arrivare di corsa sul precipizio
per scoprire per la prima volta la vastità della piana su cui si trova la
Monument Valley. Affrontiamo la discesa e ci dirigiamo a salutare un altro posto
da noi tanto amato: il Gooseneck State Park. Stupenda la vista del fiume che
scava lentamente la pianura creando queste anse così spettacolari! Pensate che
il fiume San Juan percorre 6 miglia per avanzare in linea retta di solo 1 miglio
e mezzo! La seconda visita del Gooseneck a sorpresa si rivela invece
entusiasmante quanto la prima. Beh, non siamo tornati a “casa” solo per rivedere
i nostri posti, ma anche per scoprirne dei nuovi, come la Valley of Gods.
Quest’anno abbiamo una macchina che ci permette di fare con tranquillità le
strade sterrate (alcuni si avventurano con una berlina, anche se in un paio di
punti abbiamo fatto fatica a capire come abbiano potuto passare indenni alcuni
piccoli guadi in secca). La parte più suggestiva con i “Butte” rossi che
ricordano la Monument Valley si trova proprio a metà del tragitto. Se si vuole
evitare il passaggio più brutto, consiglierei di entrare dalla strada che sale a
Muley Point (la 261). La valle è un circuito di 17 miglia (1 ora di tragitto)
che si insinua in varie formazioni rocciose, in mezzo alla tranquillità e
libertà più assoluta. Incontriamo in tutto il tragitto solo un paio di macchine.
Per raggiungere il Canyon de
Chelly decidiamo poi di passare per Kayenta, e di passare quindi dalla
famosissima strada che sfiora la Monument. Questa volta abbiamo voluto anche noi
fare la foto sdraiati sulla strada. Peccato che si sia messo a piovere giusto
quando Adri con i suoi pantaloni color panna appena messi, ha voluto essere
immortalato… ma per una foto del genere non ci si fa di questi problemi… tanto
la Fra con il suo magico sapone di Marsiglia riuscirà a sistemare i danni. Breve
sosta per un panino (con Adri che sembra un meccanico in pausa pranzo) a
Kayenta, quando ormai sono quasi le 15… in compagnia di 2 pullman di allegri
turisti francesi… il pranzo passa discutendo di quante centinaia di km avranno
macinato dal mattino e chissà quante ne dovranno fare ancora fino a sera… da che
pulpito!!! Vedendo i cataloghi che propinano le varie agenzie, le nostre
mega-tappe a volte sembrano quasi passeggiate! In America sarebbe veramente un
peccato non potersi godere degli spazi infiniti con più tranquillità!
Poco ad est di Kayenta,
imbocchiamo la 59 in direzione sud in direzione Canyon de Chelly. Temevamo che
la strada fosse molto più lenta, e invece è ben tenuta, cosa che ci permette di
arrivare intorno alle 17 a Chinle, un paese abbastanza grandicello ma molto
trasandato in territorio Navajo.
Visto che i simpatici batuffoli
della mattina ora sono vere e proprie nuvole, ovviamente all’orizzonte dove
tramonta il sole, decidiamo di rimandare all’indomani il trail che scende nel
canyon, che avevamo programmato per il tardo pomeriggio. Saltiamo anche i
viewpoint del south Rim per dirigerci immediatamente allo Spider Rock overlook,
il luogo più suggestivo del parco. E’ il più lontano di tutti, a circa 20 km dal
visitor center, ma la vista è veramente spettacolare: possiamo ammirare questo
gigante rosso che si erge solitario dal verde del canyon illuminato dal sole del
tramonto. Uno dei migliori scorci delle nostre vacanze!
La cosa che ci ha
particolarmente colpito è il silenzio dei visitatori, quasi fossimo in un luogo
di culto. Molte persone erano sedute al bordo del rim in contemplazione o
preghiera. Anche il “click” della macchina foto disturba la magia e la quiete
che pervade l’intorno. In questo contesto non possiamo resistere nemmeno noi, e
ci sediamo una decina di minuti a contemplare la meraviglia in questo assoluto
silenzio.
Dopo il tramonto ci dirigiamo al
nostro albergo, l’Holiday Inn all’ingresso del parco. Vista di sfuggita la
cittadina di Chinle nel pomeriggio, decidiamo che è meglio fermarci in albergo
per la cena, fra le mille raccomandazioni appese ovunque di controllare i propri
oggetti personali, e di non aprire la camera a nessuno.
(By
Francy)
Albergo:
Holiday Inn
GARCIA TRADING POST
CHINLE, AZ 86503
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