Diario di viaggio di Adri e Francy, aprile 2006

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Sveglia  di buon’ora, oggi abbiamo in programma di percorrere la mitica Quebrada del Toro che segue un po’ il percorso del mitico Tren a las nubes.

Partiti da Salta ci dirigiamo verso ovest – sud/ovest fino al paese Campo Quijano.
Sembra di essere tornati indietro nel tempo di qualche decennio: macchine ormai considerate da noi d’epoca che circolano, un po’ a volte tenute assemblate con lo spago, e tanta gente che cammina a fianco della strada, anche a chilometri fuori dal paese.
L’Argentina sarà uno dei paesi meno poveri del Sudamerica, ma non si può certo dire che sia ai nostri livelli.
Purtroppo c’è ancora molta povertà, e devono ancora superare le tirannie che hanno subito fino ad un trentennio fa.

Ci dirigiamo all’imbocco della Quebrada del Toro e troviamo un signore con il nastro in mano che sta chiudendo la strada proprio in quel momento.
Ci dice che c’è una frana e non c’è assolutamente la possibilità di passare oltre.
Un vero peccato, ci tenevamo molto ad arrivare a Tilcara percorrendo questa strada e raggiungere il viadotto del treno, la famosa Polvorilla, che corre a oltre 4.000 mt.

Torniamo quindi a Salta e prendiamo la strada n. 9 verso nord in direzione Jujuy. Questa strada è stata consigliata dal nostro navigatore… però è una strada abbastanza stretta, che si inerpica in mezzo a delle verdissime alture, e curva su curva raggiunge la città.
Mentre Francesca la percorreva, non proprio felice e serena, si domandava come poteva essere così stretta la strada di collegamento tra le due principali città della regione: Salta e Jujuy.
Scopriremo solo dopo che c’è una comoda superstrada, un po’ più lunga ma sicuramente più veloce e agevole, che aggira le colline.

Raggiunta la città vorremmo entrare per visitarla, ma il traffico infernale e la gente ci fa desistere. Mangiamo delle ottime empanadas in un locale trovato lungo la strada.

Proseguiamo lungo la strada 9 che finalmente è larga e scorrevole, e passa in mezzo a zone molto verdi fino a Yala. Da qui inizia una salita ed in pochi chilometri raggiungiamo i 2.000 mt del paese Volcan, dove il paesaggio cambia repentinamente e pure il cielo, che da nuvoloso si trasforma in un azzurro intenso.
Dal verde e i boschi si passa infatti a rocce e cactus (molti dei quali sono rovinati, non so se per via della pioggia o per altro).
Così iniziamo a fermarci ad ogni curva per scattare foto! Siamo entrati nel cuore della Quebrada de Humahuaca.

La vallata è stupenda, con rocce multicolore un po’ ovunque e i cactus a fare da contorno, con qualche raro villaggio.
Molto particolare il cimitero di Tumbaya, che attira la nostra attenzione.

Il culmine delle rocce multicolore si ha svoltando per Purmamarca, villaggio dominato dal famoso Cerro de los Siete Colores, il cui nome dice già tutto!
Camminiamo sulla collina a destra del paese da dove si ha una bella vista. Scesi da questa collinetta, percorriamo poi un sentiero sulla sinistra che porta nella valle dietro al Cerro, dove troviamo anche qui rilievi multicolori! Veramente notevole.

Torniamo a Purmamarca, piccolo centro che vive di turismo e che pullula di piccoli negozietti di artigianato locale, bancarelle nella piazza antistante la chiesa, oltre a qualche tour operator locale che organizza escursioni alla Salinas grande.

Ci dirigiamo poi a Tilcara, centro un poco più grande, dove quasi all’orario di chiusura visitiamo la Pucarà, una fortezza dell’epoca precolombiana ricostruita, circondata da un labirinto di abitazioni in pietra, con le travi dei tetti fatti in legno di cactus.

La fortezza è posta su di una collina circondata da tantissimi cactus, anch’essi rovinati,

La visita non ci colpisce particolarmente, forse perché è una ricostruzione, e quindi è tutto troppo “perfetto” per lasciar trasparire la vita dell’epoca.

Lasciate le valigie nel nostro piccolino ma accogliente “Bed and Breakfast” (camera con tetto in canne di bambu, e giardino verdissimo e curato nei minimi particolari, proprio una bomboniera) non possiamo prendere un the e rilassarci fino all’ora di cena... nemmeno per idea!
Riprendiamo la macchina e raggiungiamo Humahuaca.
La strada dopo Tilcara si fa meno interessante, con la valle che si fa più larga e perde un po’ di fascino.

Humahuaca è a oltre 2.900 mt, siamo ormai all’ora del tramonto e inizia a fare un po’ freschino. Il paesino è caratteristico, con le strade lastricate e le case in argilla e paglia.
La gente è un po’ ovunque e cerca di venderci ad ogni angolo qualcosa, mentre i bambini vorrebbero raccontarci una poesia in cambio di caramelle, che però non abbiamo… Le persone hanno i tratti somatici proprio delle Ande, molto particolari.

Facciamo un breve giretto per il paese e poi decidiamo di tornare a Tilcara per cena, tanto fino alle 20:30 non si trova un locale che serve la cena.
Proviamo le specialità tipiche del luogo, prima le Humitas (pasta di farina di mais con formaggio di capra, il tutto avvolto in una foglia di mais), e il filetto di lama. Non rimaniamo conquistati dalla carne… non siamo amanti di carne selvatica. Come dolce rinunciamo alla tentazione di provare la mousse di foglie di coca!

Stanchi della giornata possiamo quindi andare a nanna. Domani si tornerà a Salta non prima di aver fatto una bella deviazione per la Salinas Grande (poche le possibilità che nel mentre abbiamo riaperto la Quebrada del Toro).

 (By Adri)

Albergo:

Quinta La Paceña
Padilla s/n esquina Ambrosetti,
Tilcara, Provincia de Jujuy.
Tel. (0388)495-5098.

web site: http://www.quintalapacena.com.ar/